CALL 43/2023 - Quale orientamento? Verso un lifecycle approach
2023-07-12
Da alcuni decenni, in misura crescente, viene riconosciuto all’orientamento un rilievo strategico nelle politiche educative internazionali: nel sistema di istruzione per supportare lo sviluppo dell’autonomia, di competenze orientative, per contrastare ritardi e abbandoni e promuovere la decisionalità e la padronanza del proprio percorso formativo; nella formazione continua per sostenere i processi di definizione e ridefinizione di sé e dei propri percorsi, per accompagnare efficacemente le politiche attive del lavoro e favorire processi di re-skilling, up-skilling e sviluppo professionale. I percorsi di carriera sono diventati negli ultimi decenni sempre più diversificati con individui che sperimentano diverse transizioni nel corso della vita.
Negli ultimi anni si sta affermando anche una maggiore attenzione per dispositivi di orientamento attenti alle esigenze della popolazione anziana (ageing people): nuove modalità di orientamento formativo sono considerate un elemento chiave per affrontare le tendenze dell'invecchiamento, il cambiamento delle modalità, delle stagioni e delle competenze richieste dal lavoro e per fronteggiare le rapide trasformazioni nei contesti di vita. La tendenza a promuovere carriere più lunghe, che seguano una logica diversa dagli attuali modelli di carriera, è accompagnata dalla necessità di supportare con l’orientamento anche la transizione lavoro/quiescenza per mantenere stili di vita attivi e produttivi.
La riflessione su prospettive di orientamento per tutto il corso della vita non è certo nuova: la letteratura è concorde nel riconoscere un momento di svolta nella Raccomandazione conclusiva del comitato di esperti nel Congresso Unesco sull’orientamento a Bratislava nel 1970: “Orientare significa porre l’individuo nella condizione di prendere coscienza di sé, di progredire per l’adeguamento dei suoi studi e della sua professione rispetto alle mutevoli esigenze della vita con il duplice obiettivo di contribuire al progresso della società e raggiungere il pieno sviluppo della persona”.
L’orientamento nelle strategie e nelle politiche europee ha consolidato il riferimento a processi e attività che supportano le persone nello sviluppo della conoscenza di sé, delle proprie risorse e dei proprî limiti e sviluppare tutte quelle competenze che conducono a elaborare progetti, prendere decisioni e scelte soddisfacenti, congruenti e informate circa i propri percorsi di vita, istruzione, formazione e lavoro. L'orientamento ha ormai assunto una prospettiva formativa, proattiva e permanente assumendo come obiettivo lo sviluppo di competenze, abilità, conoscenze e strategie per garantire che ogni individuo raggiunga il proprio potenziale.
Un riferimento etico forte sta nella correlazione tra orientamento e giustizia sociale. Indiscutibile, nella ricerca di settore degli ultimi venticinque anni, il superamento di teorie e pratiche che attribuiscono all’orientamento una funzione di matching tra tratti personali/supposte disposizioni e percorsi formativi e professionali (non importa se si parli di attitudini, talenti e inclinazioni o di interessi e preferenze), in direzione di una concezione formativa dell’orientamento centrata sull’empowerment personale.
Il paradigma dominante nella concezione odierna dell’orientamento è processuale e mette al centro i soggetti in orientamento; le azioni di chi sostiene questo processo, sia che si tratti di orientatrici e orientatori, sia, nel loro ruolo specifico, di docenti all’interno del sistema formativo sia di altre figure professionali, sono dunque finalizzate a: sviluppare una crescente capacità di conoscere, costruire e ricostruire il proprio sé e la propria identità nel senso più ampio, sulla conoscenza delle proprie risorse attuali e di quelle potenziali, sull’esplorazione dei propri bisogni, desideri e obiettivi, sullo sviluppo della capacità di immaginazione del futuro e sulle abilità previsionali, sulle competenze progettuali e decisionali, sulle abilità e strategie di scelta, sulle capacità di fronteggiamento, sull’autoefficacia, sulla conoscenza ed esplorazione dei diversi contesti e delle diverse realtà ambientali, non solo in senso professionale, in una prospettiva life long. Non si tratta dunque di scegliere un percorso formativo o un lavoro ma imparare a diventare autori e protagonisti della propria vita interpretando pienamente i propri ruoli esistenziali per tutto il corso della vita, sia sul piano professionale che personale.
All’interno di tale quadro possono essere lette le ultime raccomandazioni del Consiglio europeo, i decreti, le direttive e le linee guida del Ministero dell’istruzione e del merito, i rapporti, gli studi e le ricerche di organismi nazionali e internazionali.
La call sollecita contributi di ricerca di carattere teorico, empirico, comparativo con apertura internazionale ed esperienze adeguatamente documentate nelle seguenti aree tematiche:
- Evoluzione degli approcci ai temi dell’orientamento in una prospettiva lifecycle approach;
- Metodi di orientamento centrati sui soggetti, fondamenti e risultanze
- Orientamento, equità e giustizia sociale;
- Orientamento e ricerca educativa e delle scienze umane
- Orientamento ed empowerment
- Orientamento e didattica orientativa
- Career learning e self-directed guidance dalla scuola all’uscita dal sistema produttivo
- Nuove visioni e approcci dei giovani nella transizione verso il mondo del lavoro
- Aspirazioni e prefigurazioni nella transizione lavoro/quiescenza per una vita attiva e significativa
- Stakeholder engagement nei percorsi di orientamento;
- Professionalità, aree di ricerca e orientamento
- Sistema dei servizi territoriali di orientamento.
Verranno, infine, accettati anche contributi a tema libero e su argomenti emergenti, pubblicati in una sezione specifica di questo numero monografico di LLL.
La scadenza per la presentazione degli articoli è il 15/10/2023.